L’omeopatia in un paziente affetto da cancro in trattamento con chemioterapia

Un caso clinico di paziente con cancro del colon con metastasi estese

IL MEDICO OMEOPATA n. 63 (Dicembre 2016)
Dott. Gustavo Dominici

Introduzione

La Medicina Omeopatica può essere utilizzata efficacemente in situazioni differenti. Ci sono pazienti che desiderano “curarsi omeopaticamente” ed assumere quindi esclusivamente medicinali omeopatici,con l’eccezione di possibili situazioni di reale emergenza: questa è la condizione più favorevole, ma non la più frequente.
La percentuale maggiore di pazienti si avvicina all’Omeopatia come ultima possibilità dopo aver tentato di tutto. Sono pazienti stremati da molteplici terapie molto impegnative, visite mediche e dispendio di tempo ed economico. Inevitabilmente in questi casi l’Omeopatia dovrà fare i conti con altre terapie concomitanti, non eliminabili immediatamente e a volte nemmeno a distanza di tempo. Nonostante ciò se si riesce ad individuare i sintomi utili per una accurata prescrizione e si dispone di tempo sufficiente
– spesso questi pazienti sono così allo stremo che vogliono avere miglioramenti a breve – gli effetti ci sono, considerevoli, a volte persino sbalorditivi.
Recentemente numerosi pazienti ammalati di cancro ed in chemioterapia si rivolgono all’Omeopatia per diminuire gli effetti collaterali dei farmaci utilizzati, per avere una migliore condizione ed una migliore reazione. Anche in questo delicato settore i benefici ottenuti sono rilevanti: si ottiene un miglioramento tangibile delle condizioni del paziente ed una drastica diminuzione di tutti i farmaci non strettamente finalizzati alla lotta contro il cancro. Questo articolo non pretende di trattare un argomento così importante quale l’Omeopatia in pazienti in trattamento chemioterapico, che necessita di uno studio esteso, quanto dimostrare che è possibile ottenere risultati importanti in questa tipologia di pazienti.
Si riporta il caso clinico di una paziente affetta da cancro del colon estesamente metastatizzato, curata omeopaticamente con successo durante i 21 mesi finali della sua vita. E’ stato scelto questo caso per l’importanza del risultato, per la prescrizione omeopatica non comune e per il coinvolgimento
che ha generato nel terapeuta una paziente così delicata, fiduciosa e riconoscente dello sforzo compiuto.

MATERIALI E METODI
L’approccio al paziente è quello caratteristico dell’Omeopatia Classica o Hahnemaniana.
Ad una visita medica con esame obiettivo e relative diagnosi segue una visita globale che esamina la sintomatologia fisica e mentale non patognomonica di malattie quanto caratterizzante il paziente. Si ricercano cioè gli elementi soggettivim ed oggettivi – sintomi caratteristici – per comporre un quadro clinico paragonabile per similitudine ai sintomi patogenetici di un rimedio omeopatico. Il rimedio omeopatico individuato costituisce la terapia; viene prescritto a potenza varia ed a diversa frequenza di somministrazione.
Per individuare il rimedio più preciso al quadro clinico, e quindi più risolutivo, (simillimum del caso) si utilizza il repertorio omeopatico informatizzato1 che permette un veloce confronto fra i sintomi del paziente e quelli del rimedio.
Nel caso in questione la paziente non poteva essere visitata di frequente viste le condizioni e la distanza, non eccessiva ma tale da far risultare il viaggio impegnativo. Molte comunicazioni sono state quindi telefoniche.

RISULTATI
Il caso clinico
PRIMA VISITA – 6 NOVEMBRE 2013
Paziente di 74 anni.
Tre mesi prima della visita ha subito un intervento per carcinoma duplice del retto metastatizzato al fegato; un mese più tardi un secondo intervento in cui hanno asportato anche alcune metastasi epatiche. Gli esami TAC e PET prima degli interventi evidenziano una situazione molto avanzata con almeno due grossolane masse in sede rettale e sigmoidea e multiple lesioni parenchimali epatiche di varia grandezza fino a 30 mm.
La paziente ha un aspetto prostrato ed una magrezza importante, ma si presenta tranquilla, pacata ed afferma di sentirsi tutto sommato bene, dopo un periodo di prolungata astenia.
Fra gli elementi più importanti della sua anamnesi c’è la perdita del marito 12 anni prima, che seguì alla perdita della madre che aveva vissuto con lei 30 anni. La morte del marito le causò una profonda e silenziosa sofferenza.
Poco dopo sviluppò un carcinoma mammario che curò con chirurgia e radioterapia. Recentemente ha avuto un profondo dispiacere, le hanno tolto il nipotino che teneva tutti i giorni, sembra questo sia il suo pensiero dominante. La paziente racconta questi fatti tragici con pacatezza, a volte accenna un pianto silenzioso, non mostra segni di risentimento alcuno, manifesta una certa dolcezza e si dice speranzosa. Un’altra notizia rilevante è che la settimana prossima inizierà una chemioterapia molto aggressiva. Infine riferisce di essere sempre stata in cura con l’Omeopatia, non si comprende quale, e con la medicina cinese.
ACIDUM PHOPSHORICUM 6LM x 2/die è la prima prescrizione.
Il primo ciclo di chemioterapia le causa un così grave deperimento che costringe l’oncologo a rimandare il ciclo successivo. I sintomi, l’astenia in particolare, spingono a modificare la prescrizione:

ACIDUM MURIATICUM
30CH x 2/die.
Entrambe le terapie omeopatiche portano notevoli benefici, con pronto recupero. Sottolineo l’importanza degli acidi, ed in particolare Acidum muriaticum, in pazienti in situazioni cancerose.

16 MAGGIO 2014
La paziente ha recuperato ben 3 kg di peso, da 48,5 della prima visita ai 51,4 di ora, cosa molto evidente: ha perduto l’aspetto gravemente emaciato che aveva. Ciò nonostante è molto provata dalla chemioterapia che è comunque molto aggressiva, anche se depotenziata rispetto al programma
originario, e comporta effetti collaterali di notevole entità. Il più grave: condizione emorragica con epistassi recidivanti e sanguinamento della stomia. Quest’ultimo è stato interrotto da MERCURIUS CORROSIVUS 5CH, le epistassi invece sono proseguite. Gli esami emato chimici evidenziano Hb 10,9; eosinofili 8,8%; valori della coagulabilità ai limiti inferiori. Tre giorni or sono avrebbe dovuto sottoporsi ad un ulteriore ciclo di chemio che è stato rinviato tra le altre moti vazioni per un edema ingravescente del braccio destro; si sta evidenziando anche un edema alla gamba destra. Ecodoppler: no tromboflebiti.
La paziente ha perduto il suo buon umore e la fiducia un po’ irrazionale che la caratterizzavano. Sono spossata, stanca, un brutto periodo. Non ho voglia di nulla. Non ho più voglia di combattere e di andare avanti. Mantiene la pacatezza nell’esprimere ciò che sente.
Mi vanno i dolci, molti dolci. Vengo trattata male dai miei familiari! Non le permettono di vedere il nipote a causa della sua malattia, questo la fa soffrire molto. Sin da piccola ero schiva, parlavo con le piante, gli animali, avevo un contatto con la natura; mi incantavo davanti a tutto. Ora sono
sola, vivo sola, non ho amici, non mi trovo e mi allontanano. Le amiche mi vedono e se ne vanno. Sto per conto mio. E’ come se mia nuora mi “mandasse qualcosa”. Ho paura, dopo che l’ho incontrata mi accadono delle cose. Ho paura che mi mandi qualcosa di negativo. Così mi allontano da tutti.

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Stilo un elenco di sintomi, alcuni molto generali, per orientarmi poi verso una scelta che deve essere molto attenta. In sostanza non mi attendo dalla repertorizzazione una indicazione specifica, quanto una serie di possibilità.
Questi i sintomi scelti:
1. MIND – MILDNESS
2. GENERALS – CANCEROUS affections
3. GENERALS – HEMORRHAGE
4. NOSE – EPISTAXIS
5. MIND – TIMIDITY
6. MIND – DELUSIONS – influence; one is under a
powerful
In realtà repertorizzazioni di questo tipo sono quasi inutili, infatti il risultato è una gamma troppo vasta di possibilità. Meglio riflettere e lasciar da parte il repertorio. Il rimedio deve essere emorragico, cioè avere questa caratteristica come preponderante nella sua patogenesi. Il sintomo di sentirsi oggetto di una sorta di energia negativa, in aggiunta alle emorragie, fa venire alla mente la famiglia dei serpenti. Il primo a cui si pensa, inevitabilmente, è Lachesis, che compare su tutti i sintomi, meno su Mildness. Quindi un serpente mild … di certo non Crotalus, che mild non è, né Naja, che emorragico non è. La riposta potrebbe essere Vipera.
VIPERA (torva o redi) 5CH x 2 volte al giorno.

FOLLOW UP
Dopo 10 giorni la paziente mi comunica di sentirsi meglio, anche d’umore, e che il sanguinamento è terminato.
VIPERA 15CH x 2
Dopo ulteriori 30 giorni il miglioramento è ancora aumentato.
VIPERA 30CH x 2.
Dopo alcuni giorni la paziente mi comunica di aver assunto di sua iniziativa il rimedio 3 volte al giorno e di sentirsi molto meglio. Confermo la posologia.

4 LUGLIO 2014
Rivedo quindi la paziente dopo 50 giorni dall’inizio della terapia con Vipera e, realmente, stento quasi a riconoscerla. Non solo ha recuperato un ulteriore chilo e mezzo di peso, raggiungendo così il suo peso forma, ma nell’insieme appare in buono stato.
Sto proprio bene! Mi sento in forma, faccio cose che non pensavo di poter fare, che facevo molto tempo fa.
Non c’è più traccia di astenia, emorragia, depressione, solitudine, né della sensazione di subire influenze negative da parte di altri. Chiaramente la paziente è sempre portatrice di stomia e, purtroppo, le ulteriori indagini confermano la situazione precedente, praticamente invariata.
VIPERA TORVA 30CH x 2

14 NOVEMBRE 2014
La paziente continua a seguire la terapia e continua a sentirsi bene. La ripresa della chemioterapia comporta delle cadute catastrofiche della sua condizione generale e particolare. Siriaffacciano tutti i sintomi: emorragie, debilitazione, grave astenia, senso di solitudine, dispiacere per la mancanza del nipotino, disinteresse per tutto. Compare un prurito accentuato, soprattutto alle gambe e soprattutto la notte, deve lavarsi e strofinarsi energicamente.

Viene sottoposta ad una plastica della stomia. Si ribella: Non voglio fare più nessun intervento! Verrà sottoposta ad una chemioterapia ancora più energica. A questo punti mi chiedo a cosa possa servire e se non sia il caso in situazioni simili di stilare un lucido bilancio di costi e benefici di ogni intervento, ma tengo per me queste riflessioni.
In questa fase viene perlopiù mantenuta la terapia, spesso dinamizzando i granuli; altre volte viene prescritto Acidum muriaticum o Staphisagria, in base alla prevalenza dei sintomi. Il peso si mantiene stabile. Le condizioni di base, nonostante tutto, sono salvaguardate.

8 MAGGIO 2015
La paziente ha smesso da un mese la chemioterapia, se ne è assunta la responsabilità, ha firmato: Basta, non ne voglio più sapere!
Ha assunto quasi esclusivamente Vipera 30CH, con alcune eccezioni di breve durata in relazione a situazioni contingenti.
Sto bene, a parte le gambe gonfie.
In effetti è tornato il suo bell’aspetto che mi aveva sbalordito. Il peso è salito a kg 56,9, ma l’aumento ulteriore è dovuto all’edema agli arti inferiori.
Non riesce a mangiare pesce, carne, prosciutto. Gli arti inferiori edematosi danno preoccupazione. Non cisono tromboflebiti, probabilmente si è creata un’ipertensione portale da estensione delle metastasi epatiche, temo non recuperabile.

VIPERA REDI 200CH + 35K x 2

20 LUGLIO 2015
La risposta alla terapia, purtroppo, ricalca le previsioni: un miglioramento iniziale e poi un ritorno alla stato precedente con un lento ma costante aggravamento. La TAC del 13.7.2015 conferma le metastasi polmonari, il parenchima epatico quasi totalmente invaso, splenomegalia, ascite e reperti minori. La situazione non lascia scampo. La paziente, incredibilmente serena: Sono fiacca, ma esco, faccio la mia solita vita. Il caldo mi soffoca un po’, ho bisogno di aria, di fresco, vorrei aria di montagna, vorrei andarci anche da sola in montagna! Vorrei da mangiare degli sfizi, ma nessuno me li prepara! Non sopporto né carne né uova. La stomia si ingrossa e regredisce, dipende da ciò che mangio.
La figlia racconta che ha avuto un episodio di confusione mentale, segno che l’insufficienza epatica si fa sentire. La paziente mi racconta di nuovo di quando da piccola parlava con gli alberi. Colpisce la sua serenità, commuove la sua gratitudine. Difficile prescrivere, decido alla fine per SILICEA 30CH x 2, con scarsa fiducia nel risultato.
La paziente muore in Agosto. Lo comunica la figlia, ringraziandomi e dandomi il permesso di pubblicare il caso.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
Il caso clinico presentato è paradigmatico delle possibilità della terapia omeopatica in situazioni simili. Sono sempre più frequenti casi di questo tipo, in particolare di pazienti in chemioterapia per cancro al seno, vista la frequenza allarmante di questa patologia. E’ stato scelto questo specifico
caso perché il rimedio omeopatico principalmente utilizzato, Vipera, non è di uso comune; inoltre per l’indole della paziente: serena, fiduciosa, lucida, persino affettuosa col terapeuta che ha permesso un rapporto terapeutico di elevata qualità ed efficacia e che fa sorgere l’esigenza di raccontarlo. I rimedi omeopatici utilizzati nei primi 7 mesi sono stati Acidum phosphoricum prima e Acidum muriaticum poi; nei 14 mesi successivi si è utilizzato quasi esclusivamente il rimedio Vipera. I benefici ottenuti nei 21 mesi di terapia sono chiari ed inequivocabili, anche sorprendenti. Vedere tornare una paziente prostrata ed astenica con 3 kg di più, serena, forte e decisa, senza più sintomatologia emorragica, lascia un’impronta molto forte ed un unico pensiero: come fare per ottenere con sicurezza questo livello di risultati?
Occorre raccogliere materiale utile per uno studio esteso ed approfondito circa le possibilità della terapia omeopatica in situazioni cancerose durante o dopo terapia chemioterapica. In questo settore possiamo far valere la potenzialità dell’Omeopatia e proporre terapie efficaci.

Bibliografia

1. Schrojens, F: RADAR SYNTHESIS – Versione 9.2 e seguenti – ARCHIBEL, Assesse
(Belgio), 2008-20015.
2. Hahnemann, CFS: Organon dell’Arte del guarire – VI ed. – trad. G. Riccamboni, a
cura della L.U.I.M.O. – Napoli, 1987.
3. Kent, JT: Lectures on homeopathic Materia Medica – B. Jain Pub., New Delhi, 1990

Ringraziamenti
Alla figlia della paziente per la sua disponibilità alla pubblicazione e diffusione del casoclinico, perché possa essere utile a riportare in salute altre persone con sofferenze simili.

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