Dott. Christian Friedrich Samuel Hahnemann

Vita di Hahnemann ed origini dell’Omeopatia

Samuele Hahnemann, medico tedesco, intuì, sviluppò ed applicò, due secoli or sono, un nuovo metodo terapeutico al quale assegnò il nome di OMEOPATIA.
Attualmente tutte le sue intuizioni rimangono valide, integrate dalle conoscenze scientifiche che si sono susseguite fino ad ora, dagli studi e dalle esperienze dei suoi numerosissimi seguaci. Duecento anni sorprendentemente non hanno scalfito l’edificio omeopatico, che rimane attuale in tutti i suoi aspetti, magari aggiornato nella terminologia un po’ obsoleta. Addirittura i dati a disposizione della Scienze Biomediche e della Fisica ultramolecolare sembrano ancora insufficienti a spiegare l’eresia omeopatica.

“Non sono in grado di guarirvi”

Hahnemann fu uomo di gran cultura, poliglotta, eclettico e rigoroso, aperto e critico, forse anche un po’… impulsivo. Dopo 10 anni di stimata e ben pagata professione un normale giorno del 1789 invita i numerosi pazienti che attendono nel suo studio a tornarsene a casa, dicendo loro che non è in grado di guarirli.
Da quel giorno non avrà più vita facile. Si può ben capire, dalla ricchezza alla povertà, dal certo all’incerto. Si sospetta poi che la signora Hahnemann non condividesse appieno questa sua scelta, visti i numerosi figli che la coppia aveva già messo al mondo.

La Legge dei Simili

Comincia a vivere di traduzioni e, all’incirca un anno più tardi, lavorando alla Materia Medica del Cullen, viene attratto da una curiosa coincidenza: la China, usata nella terapia della Malaria, generava, in coloro che ne lavoravano la corteccia, gli stessi sintomi che era capace di curare. Intuisce la portata dell’osservazione e, da uomo di scienza, assume per parecchi giorni, due volte il giorno, quattro dracme di buona China.

Sviluppa gradualmente tutti i sintomi dell’intossicazione, molto simili ai sintomi caratteristici della febbre intermittente (la Malaria), li annota con cura, smette poi di assumere la China e lentamente ritorna in salute. Ha appurato che una sostanza di sicura efficacia terapeutica cura gli stessi sintomi che è in grado di produrre nell’uomo sano.
Da questo esperimento il Principio di Similitudine ha definitiva consacrazione.
Principio di cui parla già estesamente Ippocrate, poi Paracelso, poi molti altri ancora, ma mai prima d’ora sperimentato con metodo scientifico e reso di fatto utilizzabile.

Il medicamento omeopatico

Di lì a poco Hahnemann, insieme ai suoi primi seguaci, comincia a sperimentare molte altre sostanze e non solo di origine vegetale, raccogliendo con cura i sintomi che le stesse producevano negli sperimentatori sani, fino a delinearne con precisione la sintomatologia e quindi le capacità terapeutiche.
Questo metodo, denominato Sperimentazione Pura, è la seconda grande intuizione di Hahnemann.

Poi, secondo la Legge dei Simili, inizia ad impiegare tali sostanze sui malati: i risultati sono buoni, talvolta brillanti, ma i miglioramenti sono accompagnati dalla sgradevole comparsa di sintomi nuovi determinati dall’azione tossica delle sostanze assunte a dosi ponderali.
Gli viene in aiuto la profonda conoscenza dell’Alchimia: Hahnemann prova a diluire sempre più le sostanze impiegate e ad ogni passaggio somministra un preciso numero di energiche scosse (diluizione e succussione = DINAMIZZAZIONE).
L’aumento graduale della diluizione fino ai limiti estremi ha come conseguenza una notevole diminuzione degli effetti collaterali, fino alla loro totale scomparsa. La somministrazione ripetuta delle scosse ad ogni diluizione risveglia nella sostanza un potere terapeutico insolito ed incredibilmente elevato.
Addirittura sostanze che allo stato di materia risultano inerti, anche in grosse quantità, preparate con questo metodo (diluizioni estreme abbinate a scosse energiche e ritmiche) evidenziano proprietà terapeutiche incredibili quanto insospettate. Nasce così il farmaco omeopatico.

Le malattie croniche

Con un incessante susseguirsi di ipotesi ed esperimenti Hahnemann ricerca costantemente e freneticamente il perfezionamento del metodo terapeutico appena nato.
Studia nuovi medicamenti, sia sperimentandoli sia attingendo alla tossicologia. Mette a punto tecniche di preparazione sempre più precise. Usa prevalentemente la scala di diluizione centesimale (CH) perfezionandola continuamente. Infine, nella 6a edizione dell’Organon, pubblicata postuma, intravede nella scala cinquantamillesimale (LM) il mezzo migliore per ottenere la restaurazione rapida, dolce e duratura della salute, nella sua totalità e nel modo più rapido, sicuro ed innocuo.

Nel suo costante lavoro di revisione e perfezionamento nota anche che i pazienti che hanno ottenuto la scomparsa dei sintomi con l’assunzione del giusto rimedio, talvolta tornano a soffrire della stessa malattia apparentemente debellata, o di un’altra, talvolta perfino più grave della precedente. Studia a lungo il problema, per dodici anni, annotando puntigliosamente una moltitudine di dati sui suoi pazienti fino a che, sicuro delle sue asserzioni, pubblica dal 1828 in poi i cinque volumi delle Malattie Croniche.
Qui individua in tre grandi MIASMI la causa profonda di tutte le sofferenze del genere umano ed indica come combatterli per ottenere vere e durevoli guarigioni. Io temo che l’assoluta novità di gran parte delle mie scoperte farà sì che esse non vengano esaminate e sperimentate e siano quindi destinate a restare infeconde.
Così scriverà poi, confidando assai poco nella capacità umana di recepire e sviluppare le scoperte utili all’umanità stessa. In effetti è un rischio sempre attuale per l’Omeopatia, così avanti nei tempi da suscitare incredulità e sospetti.

Una vita difficile

Non è mai stato chiarito perché, da sempre, ogni essere umano portatore di novità fondamentali per l’evoluzione sia costretto a sopportare un numero di sofferenze di molto superiore alla media.
Ed Hahnemann non fece eccezione, tant’è che nei decenni che seguirono la sua decisiva scelta lo vediamo trasferirsi, quasi scappare da un luogo all’altro, portandosi dietro una scia di successi, scherni, ammirazione, calunnie, talvolta denunce.

Nel 1800 lo troviamo ad Amburgo, anche qui non per molto, ed infine nel 1804 a Torgau. Qui si permette o gli permettono una sosta sufficiente a gettare le basi dell’Organon – il testo che riassume le basi dottrinarie dell’Omeopatia – e ad iniziare le sperimentazioni insieme ad alcuni seguaci. Nel 1812 è di nuovo a Lipsia dove insegna all’Università, debella un’epidemia di tifo, guarisce il principe Schwarzenberg, generalissimo austriaco, e di conseguenza comincia ad essere conosciuto e raccogliere onori e soddisfazioni.

A questo punto entra però in azione quella che oggi definiremmo la lobby dei farmacisti, che riesce a trascinarlo in tribunale, preoccupata dei mancati introiti causati dal successo del metodo omeopatico.
Si trasferisce di nuovo a Koeten dove rimane 15 anni, ma dove perderà anche sette dei suoi 11 figli ed in seguito anche sua moglie.
Vive lunghi anni di solitudine ed infine ad 80 anni, provato, ma con la mente lucida e con i sentimenti ancora vivi, incontra Marie Melanie, bella parigina di trent’anni, che lo “trascina” sposo a Parigi.
Gli ultimi otto anni sono finalmente ricolmi di gloria e di felicità.

Breve biografia

Christian Friedrich Samuel Hahnemann nasce il 10 Aprile 1755 nella città medievale di Maissen, in Sassonia.
Studia Medicina a Lipsia, frequenta a Vienna il 3° anno e si laurea ad Erlangen il 10 Agosto del 1779.
Il 10 Dicembre 1782 sposa Henriette Kuchler, dalla quale avrà 11 figli. Medico affermato, nel 1789 abbandona la professione perché insoddisfatto del metodo e dei risultati. Nel 1790 intuisce il principio di similitudine e ne enuncia il valore universale nel 1796 nel lavoro scientifico: Studio su di un nuovo principio per scoprire le proprietà curative delle sostanze medicinali.
Nel 1805 pubblica a Lipsia Frammenti sugli effetti positivi dei rimedi con 27 sperimentazioni.
Nel 1810 pubblica L’Organon della medicina razionale con i principi della nuova dottrina: nasce l’Omeopatia.

Dal 1811 al 1821 pubblica i 6 volumi della Materia Medica pura. Insegna all’Università di Lipsia. Dal 1828 al 1830 pubblica le Malattie Croniche, in 5 volumi. Muoiono 7 dei suoi 11 figli e nel 1830 perde sua moglie. L’8 Gennaio del 1835, ad 80 anni, sposa Marie Melanie D’Ervilly.
Si trasferiscono a Parigi. Si ammala verso la metà di Aprile del 1843 di un’ostinata bronchite e muore a Parigi, il 2 Luglio, all’età di 88 anni.

(Gustavo Dominici, 1985. Riveduto Novembre 2014)