Il Simillimum

“Cosa accade quando prescriviamo il Simillimum? Come possono pochi globulini di lattosio, impregnati di una sostanza altamente diluita e ripetutamente succussa, generare una modifica così profonda dell’individuo tale da accrescere la consapevolezza di sé? Nel mondo delle ipotesi si può annaspare a lungo senza trovare convincenti vie d’uscita. Nel mondo dell’empirismo, dove la concretezza dell’avvenimento è la luce che chiarisce il percorso, si possono constatare tali cambiamenti e si può mettere a punto la via migliore per raggiungerli, senza lasciarla al caso o all’intuizione del momento.”

IL MEDICO OMEOPATA n. 55 (Marzo 2014)
Dott. Gustavo Dominici

Ho rivisto un ragazzo di 20 anni. La prima volta che lo visitai era come schiacciato, totalmente incapace di esprimersi. Pallido, dimesso, con difficoltà persino a parlare. Avevo prescritto Causticum MK, dopo il controllo XMK.
Ora ho davanti a me una persona che quasi fatico a riconoscere. Ha perduto le spalle curve, ha uno sguardo franco e diretto, dolce, comunicativo. Si è sollevato dall’inerzia, ha iniziato realmente a studiare, ha trovato molti amici. Non sono più timido, ma io non ho fatto nessuno sforzo, è successo spontaneamente!
Questo fatto lo lascia sorpreso, non riesce quasi a capacitarsene.

AM è una paziente che è stata curata con Veratrum album MK ed XMK. Ne ha tratto un concreto miglioramento, è uscita definitivamente da una pericolosa condizione borderline, pur mantenendo numerosi disturbi. La successiva dose di Veratrum XMK non ha prodotto alcun cambiamento significativo. Occorre trovare un altro rimedio che prosegua la via del miglioramento, scelta sempre molto delicata. Viene prescritto Rhus toxicodendron MK.
La paziente torna a visita dopo 60 giorni. Ha perduto la sua loquacità ansiosa ed irrefrenabile. È pacata. Afferma: Mi sono resa conto di tante situazioni che accettavo passivamente, mi adattavo agli altri per essere accettata. Ho preso posizioni veramente mie, è stato anche difficile, ma mi sento veramente meglio. Questa condizione si associa alla quasi scomparsa dei sintomi fisici ed a una sana stanchezza, con desiderio di riposare: è iniziato un lento e profondo recupero.

Ad un congresso LMHI di anni fa, ad Amsterdam, una collega, il cui nome mi sfugge, presentò un filmato che mostrava dei pazienti prima e dopo l’assunzione del rimedio Simillimum ed evidenziava come la terapia avesse modificato il loro atteggiamento e, in particolare, la loro espressione. Era un video chiaro e convincente. Le immagini erano prove indiscutibili della profondità del cambiamento avvenuto.

Cosa accade quando prescriviamo il Simillimum?
Come possono pochi globulini di lattosio, impregnati di una sostanza altamente diluita e ripetutamente succussa, generare una modifica così profonda dell’individuo tale da accrescere in modo rilevante la consapevolezza di sé? Come è possibile che una personalità incapsulata riesca a risvegliarsi, a manifestarsi, senza sforzo, persino con leggerezza, e muovere i primi passi in una realtà che fino ad allora osservava da una feritoia, come dall’interno di uno scafandro, senza la possibilità di parteciparvi?
Come è possibile che una paziente adulta, che ha tentato in tutti i modi – inclusa la psicoterapia – di uscire da una condizione di grave nevrosi, improvvisamente prenda coscienza di ciò che per decenni ha vissuto passivamente? Cosa può cambiare in 60 giorni e a che livello per portare ad una modifica di tale entità?

Nel mondo delle ipotesi si può annaspare a lungo senza trovare convincenti vie d’uscita. Nel mondo dell’empirismo, dove la concretezza dell’avvenimento è la luce che chiarisce il percorso, si possono constatare tali cambiamenti e si può mettere a punto la via migliore per raggiungerli, senza lasciarla al caso o all’intuizione del momento. Non è, quindi, una spiegazione che si sta cercando, quanto la definizione di un obiettivo. Non è il perché si cammina di cui si disserta, quanto della meta e del modo migliore di raggiungerla. Ed è questo che si cercherà di chiarire in seguito. Nel frattempo continuiamo a sorprenderci, come fosse la prima volta, della potenzialità del metodo che abbiamo scelto per curare i malati.

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